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La pelle è il vestito corporeo del vivente, e in questo spazio al tempo stesso biologico e psichico l'estetica, l'arte, la poesia hanno scritto la storia naturale e culturale dell'essere umano. Dal mito di Marsia al martirio di San Bartolomeo, la privazione della pelle è innanzitutto la perdita dell'identità. La pelle, tuttavia, ancorché strappata spesso vive una esistenza autonoma, o addirittura "ritorna" a ricoprire il corpo sotto un altro aspetto. E così, in un rovesciamento talora sorprendente, spogliarsi dell'epidermide è simbolicamente - preannuncio di risurrezione, garanzia di una nuova vita. Questo ritornare alla vita e nella vita qualche volta, più concretamente, corrisponde ai ritocchi della chirurgia estetica, alla quale il desiderio della bellezza a tutti i costi affida un potere persino demiurgico.